Crescono gli abbandoni di cani anche con il pedigree
Senza voler entrare nel merito di caratteristiche fisiche, peculiarità comportamentali, meri interessi economici per alcuni o temporanei accessori di moda per altri, vorremmo invece dare risalto ad un trend negativo a nostro parere in crescita a livello nazionale per quanto riguarda gli ormai regolari abbandoni di cani di razza.
Il tutto documentato da articoli di giornale, costanti e ripetuti appelli sul web (opinabili/credibili o meno), e sotto gli occhi di chi per passione o professione ha a che fare con loro ogni giorno. Chi ama gli animali sa che non sono importanti attestati o certificazioni genealogiche. Sono tutti uguali, esseri indifesi che dipendono nel bene e nel male dall’uomo.
Come osservatori di questi insostituibili compagni di vita, non possiamo che preoccuparci di quanto stia avvenendo sempre più frequentemente anche nel civilissimo nord. Indice di una crisi globale non solo economica ma culturale, termometro di quanta poca responsabilità e poco buon senso alberghi in molti di noi.
Animali che hanno vissuto parte della loro vita all’interno di una casa, con qualcuno che se ne sia preso cura e sia divenuto un riferimento rassicurante nel tempo, si ritrovano improvvisamente scaraventati in mezzo ad una strada o al meglio abbandonati in un canile (continua)
Non sono più solo abbandoni per menefreghismo o cattiveria; Vi sono persone che hanno persoprima il lavoro poi la casa e sono costretti loro malgrado a rinunciare all’amore incondizionato del proprio cane, parcheggiandolo temporaneamente (o a vita), in un luogo che per quanto ben gestito rimane uno spazio limitato e da temere. Ve ne sono altre che faticano a trovare una buona soluzione per sé stessi e per “l’ospite” durante i periodi estivi, e se ne liberano velocemente, cancellando e dimenticando all’improvviso ogni attimo condiviso con essi fino a quel momento.
Le solite storie che si ripetono. Si abbandonano cani tutto l’anno, ma le punte massime si registrano durante il periodo estivo per un 25-30% e subito dopo l’apertura della caccia oltre il 30%. Vengono lasciati ovunque, in autostrade o strade secondarie, davanti (o per i più temerari), dentro i canili; nei centri abitati o in prossimità dei luoghi di villeggiatura.
E’ doveroso ricordare che più dell’80% di quelli abbandonati rischiano di morire in incidenti e di stenti. Solo un 20% finisce in un rifugio dove, specialmente se anziano o affetto da patologie importanti, concluderà lì con molte probabilità la sua esistenza.
Non dimentichiamoci che sono esseri senzienti, e che la scelta di vivere con loro la facciamo noi, e per questo tale scelta dovrebbe essere ponderata con grande responsabilità. Non dimentichiamoci di quanto siano in grado di restituirci per una ciotola di cibo e una cuccia calda.
A favore dei nostri amici a quattro zampe, riportiamo con piacere una parte di contenuto dell’articolo a firma di Umberto Eco, apparso recentemente sull’Espresso e condiviso da associazioni animaliste quali la LAV, sul tema della comunicazione di questi animali. Titolo dell’articolo “Ma i cani parlano o no?”, una riflessione lungo la storia sull’intelligenza e la capacità di scambiare informazioni del migliore amico dell’uomo. “A dissertare sulle potenzialità del cane, come ricorda Eco, ci aveva già pensato Plinio il Vecchio, raccontando, nel suo trattato naturalistico Naturalis Historia, le vicende di cani in grado di far tracollare, rei confessi, gli assassini dei propri padroni, o di soffrire per la loro morte.
E ancora Sesto Empirico, filosofo greco capostipite dello scetticismo, che visse nel II secolo d.c. e che era un sostenitore dell’intelligenza del cane, capace di fare ragionamenti e addirittura di curarsi, leccando le proprie ferite e mangiando erbe lenitive. Come non dimenticare allora Plutarco, greco del I secolo d.c. che agli animali dedicò il De sollertia animalium sull’intelligenza degli animali e che fu uno dei più noti filosofi a trattare il tema del vegetarismo?Eco continua poi citando Eliano e anche Porfirio, allievo di Plotino, che nel “De abstinentia”(sull’astinenza dal mangiare carni animali) dissertò sulla scelta di una alimentazione vegana
Insomma, i secoli passano, e sembra certo assurdo che si mettano ancora in discussione le capacità relazionali e di intelligenza degli animali. D’altro canto, come conclude Eco: “anche se non si riesce bene a definire l’intelligenza canina, dovremmo essere più sensibili a questo mistero. E se proprio si fa fatica a diventare vegetariani, almeno che padroni meno intelligenti di loro non abbandonino i cani in autostrada”.
A conclusione di tutto ciò, vogliamo quindi mostrarvi alcune immagini di alcuni quattro zampe attualmente ospiti al Canile Intercomunale Savena di Loiano che hanno ispirato con la loro vera storia questo articolo: Pedro, Simba e Doc
ottobre 2011
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