Sabato, 20. April 2024 - 14:31

Story

Sulle biomasse il CAST scrive ai Sindaci

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Ai Sindaci dei Comuni di

 Loiano, Monghidoro, Monterenzio, Monzuno, Pianoro,

S. Benedetto V. di S., S. Lazzaro di Savena, Ozzano dell’Emilia

                                                                                                                                                                                                                                        L.P.M.  

          Biomasse

          Gentili Sindaci,
           il Comune di Monghidoro sta approntando il regolamento per disciplinare l’installazione e l’attività degli impianti a biomasse, quello di Monterenzio ha in qualche modo già provveduto. Il primo si è anche detto disponibile a coinvolgere lo scrivente comitato nella fase di formazione del regolamento e a darne pubblica contezza ai suoi cittadini. Non v’è peggior cosa, infatti, che mandare sotto silenzio quanto stia accadendo: meno se ne sa, più si agita la fantasia e si smuove il timore di chissà quali danni alla persona e al territorio.
 
         Senza informazioni dirette non sappiamo come rispondere a chi ci interpella, se non ciò che si legge sulla stampa e sul web, da cui infatti sono tratte le informazioni di cui oltre.
 
        Vi chiediamo se è possibile sapere quali intenzioni ha l’ente che rappresentate; se ritenete sia opportuno svolgere un coordinamento tra i vari enti in modo da avere una disciplina uniforme; se infine ritenete –come già alcuni Comuni fanno- di coinvolgerci nell’iter formativo dei vs. disciplinari.

        Ciò che si legge sull’argomento infatti lascia perplessi e pone interrogativi i più varii (leggi l’impianto del riso Scotti), nonostante ormai gli impianti a biomassa siano entrati –anche se in punta di piedi- a far parte del nostro quotidiano, essendocene già ad esempio  a Loiano e a Monghidoro.

        La teoria dice che le biomasse comprendono vari materiali di origine biologica, scarti dell'agricoltura, dell'allevamento e dell'industria: legname da ardere, residui agricoli e forestali, scarti dell'industria agroalimentare, reflui degli allevamenti, specie vegetali coltivate per lo scopo, perfino rifiuti urbani. Ciò preoccupa –a torto o a ragione- i residenti, che temono l’emissione nell’aria di diossina e che il riciclaggio delle scorie così come l’intero ciclo non sfuggano col tempo ai controlli, anche se trarre energia dalle biomasse consente di eliminare rifiuti prodotti dalle attività umane, produrre energia elettrica e ridurre la dipendenza dalle fonti di natura fossile come il petrolio: come essere certi che vengano usati (e non abusati) i soli prodotti ottenuti dal taglio dei boschi, come i semplici ciocchi di legna, il pellet e il cippato o i prodotti agricoli coltivati in campo?

    La gente, cioè noi, ha in mente l’esempio del Frullo e tutte le polemiche e i timori che ha suscitato e suscita, soprattutto per la ritrosia e –diciamolo- le mezze verità che le amministrazioni hanno avuto per tanti anni. Il sindaco di Monghidoro ha chiarito che i progetti di cui si parla in piazza, nelle piazze, riguardano piccoli impianti, che immaginiamo quindi analoghi a quelli già esistenti, e che quelli grandi sono soggetti a procedure e controlli molto pregnanti: ciò è certo tranquillante e attendiamo di saperne ben di più e in dettaglio.

    Ci piacerebbe ad esempio avere la certezza di controlli stringenti, pubblici, di permessi –se giuridicamente possibile- di sola biomassa secca, di quella, cioè, che usa solo l’abbattimento di piante già morte senza intaccare alberi vivi, biomassa secca, foglie, rametti, scarti lavorazioni agricole, potature di parchi e giardini, metodo del ramo bello annuale, con sfruttamento razionale delle foreste metodo della matricina per piccole strisce di bosco o 1 pianta ogni 4, con la salvaguardia alberi secolari, generi protetti, boschi storici, habitat, ecosistema, attraverso una lavorazione ecologica (sega a mano, sega elettrica, cippatrice elettrica, accetta, machete, scure) e con l’assenza di spese aggiuntive di costi energetici di trasporto via nave e via terra per migliaia di chilometri. Il tema della distanza limitatissima per l’approvvigionamento dovrebbe –non certo a modesto avviso di chi scrive, il quale ha tratto da fonti autorevoli- essere oggetto di primaria attenzione.

    E’ noto che esistono alternative e che ciò che alletta in questo momento storico sono le sovvenzioni, e quindi anche un’opera di moral suasion non sarebbe male: le biomasse hanno il potere calorifico moderato (circa la metà del carbone), limitato da varie circostanze. Disponibilità: le biomasse non sono disponibili in ogni momento dell'anno (si pensi ad esempio a tutte quelle che derivano da colture stagionali). Anche il legno, che in via teorica potrebbe essere disponibile tutto l'anno, di fatto viene tagliato prevalentemente d'inverno, poiché durante questa stagione esso contiene meno umidità. Per questo motivo impianti di potenza alimentati a biomasse richiedono grandi zone per lo stoccaggio del materiale, che viene di fatto reso disponibile solo una volta l'anno. Resa per ettaro: Al contrario dei combustibili tradizionali, che si trovano generalmente in giacimenti di grandi dimensioni, la produzione di biomasse avviene generalmente su aree molto elevate e quindi se ciò va bene forse in Finlandia non va bene a Roncastaldo. Sostanze inquinanti: la combustione di biomassa produce grandi quantità di sostanze inquinanti, e ciò è innegabile in quanto accertato. Soprattutto su questo punto le persone, gli Utenti vorrebbero essere tranquillizzati.

Le biomasse non vanno confuse e non devono di fatto diventare mezzo di termodistruzione dei rifiuti, dovendo essere esclusivamente scarti di origine vegetale: ciò fa tornare al tema dei controlli. Per ridurre l'impatto ambientale è necessario che le centrali siano di piccole dimensioni ed utilizzino biomasse locali (e su questo siamo abbastanza tranquilli), ma occorre evitare il trasporto da luoghi lontani.

Eppoi, la movimentazione delle ceneri è associata a consumi energetici ed emissioni che devono essere sommati ai consumi energetici e alle emissioni indotti dalla raccolta e dal trasporto all’impianto, al fine divalutare l’effettiva sostenibilità di questa scelta, perchè il livello di tossicità delle ceneri ed in particolare delle ceneri volanti raccolte dagli impianti di depurazione dei fumi, dal contenuto di cadmio, cromo, rame, piombo e mercurio delle ceneri volanti derivanti dalla combustione di legname (quercia, faggio, abete) è superiore a quella riscontrabile nelle ceneri volanti prodotte dalla combustione di carbone.

Le biomasse sono un combustibile povero, economicamente ed energeticamente conveniente solo nelle circostanze che si verificano in paesi come la Svezia dove l’industria del legno produce grandi quantità di scarti e la morfologia del territorio permette il facile taglio e trasporto di questi materiali.

Si legge che “l’uso di biomasse a scopo energetico presenta problemi di impatto ambientale tutt’altro che trascurabili. Oltre che alle emissioni di inquinanti convenzionali, quali ossido di carbonio, polveri totali sospese e ossidi di azoto (Johansson, Tullin et al. 2003), occorre porre attenzione ad inquinanti meno convenzionali che si producono con la combustione di biomasse, quali polveri sottili, (Johansson, Tullin et al. 2003), formaldeide (Olsson 2006), benzene (Schauer, Kleeman et al. 2001), idrocarburi policiclici aromatici (Kakareka, Kukharchyk et al. 2005), diossine (Hubner, Boos et al. 2005; Lavric, Konnov et al. 2005).Anche se la maggior parte degli studi in corso riguardano l’impatto ambientale e sanitario derivante dall’uso domestico di biomasse nei paesi in via di sviluppo, recenti risultati segnalano rischi per la salute dovuti all’uso domestico di biomasse per il riscaldamento domestico anche in contesti sociali economicamente avanzati, con effetti sull’asma e sulla funzionalità respiratoria (Boman, Forsberg et al. 2003) e nel Canada ( Montreal) si è riscontrato un aumento significativo del rischio di cancro polmonare in donne esposte ad impianti di riscaldamento e cucine a legna (Ramanakumar, Parent et al. 2007).”

Dal punto di vista dell’impatto ambientale la scelta di privilegiare l’uso di biomasse per la produzione di elettricità pone un altro problema: l’economia di scala. “Una centrale a biomassa per poter produrre elettricità a costi confrontabili con quelli in uso in Europa deve avere una potenza pari a 20 megawatt elettrici (Bridgwater 2003). Questo significa fare arrivare all’impianto almeno 80.000 tonnellate all’anno di legna secca, con 8.000 camion, e trovare una destinazione a circa 400 tonnellate di ceneri.I  territori in cui vengono costruiti questi impianti possono  garantire questa produzione di biomassa, in modo veramente sostenibile? Il calore prodotto da un impianto di queste dimensioni può trovare un utilizzo entro un raggio compatibile con i costi della distribuzione del calore e con una richiesta costante per tutto l’anno?”

Accora, si apprende che l’economia di scala comporta conseguenze non trascurabili anche sull’impatto ambientale, in quanto la quantità di inquinanti emessi in atmosfera e ricadenti sul territorio sottovento è in proporzione alla quantità di biomassa utilizzata. Un recente studio svedese ha messo a confronto diversi combustibili per impianti di teleriscaldamento (con produzione combinata di calore e elettricità) con una analisi del ciclo di vita (Eriksson, Finnveden et al. 2007). Sono stati messi a confronto l’incenerimento di rifiuti, la combustione di biomassa e di metano. Le conclusioni sono che l’incenerimento non è la migliore scelta e spesso è la peggiore se l’incenerimento (con teleriscaldamento) sostituisce il riciclaggio. Un impianto di cogenerazione a metano è una alternativa interessante se l’elettricità prodotta è in sostituzione di elettricità prodotta da combustibili fossili. Se il paese in esame fa un prevalente uso di fonti energetiche non fossili (idroelettrico, solare, eolico) l’uso energetico delle biomasse è da preferirsi al metano.

Non ci sembra che queste condizioni riguardino il nostro Paese .

Purtroppo però da tempo in questa società si cerca di fronteggiare i problemi energetico/ambientale salvaguardando a tutti i costi l’imprenditoria. Per soddisfare questi bisogni, nasce l’idea della centrale a biomassa. Il 30% del bruciato sarà il residuo raccolto delle scorie solide (ceneri) il restante 70%, sarà catapultato nell’aria, (ceneri di ricaduta). Nonostante la nuova generazione di filtri, allo stato attuale, nessuno filtro può fermare i PM 2,5, PM 1 ecc. Precisiamo che gli analisti considerati solo i PM10.  Vantaggio ecologico? No, le emissioni nocive alla salute saranno sempre presenti, si chiuderanno dei camini e se ne aprirà uno grandissimo.  Vantaggi per l’economia locale? Sì, si creerà la coltivazione di legna da ardere, con qualche posto di lavoro, sia nella struttura (fuochisti, tecnici, ecc), che nelle aziende agricole. Sarà un piccolo feudo laborioso, e come in un feudo, chi lavora non guadagna.  La centrale sarà una micro economia che darà vita a: traffico di mezzi pesanti, (per approvvigionamento di legname); emissioni di sostanze nocive; inquinamento acustico, giorno e notte; disagio/costi per la posa della rete da teleriscaldamento nelle strade (3 anni).  L'impatto ambientale della struttura sarà pesante, la ciminiera sarà h 50m, blocco centrale (bruciatore) 30m. “Ancora una volta “l’affare” sarà prioritario alla nostra salute”?

           RingraziandoVi per un cenno di riscontro, con l’occasione invio i migliori cordiali saluti. 
 

     IL PRESIDENTE                                                                                                 

          Cesare Albini

Loiano, 12.7.2014

data pubblicazione: 
Domenica, 13. July 2014 - 20:26

Commenti

Ottima analisi. In un territorio come il nostro non è pensabile puntare su centrali a biomasse, ma forse non lo è per nessun territorio, dato che in Italia abbiamo tanto sole e vento da sfruttare! Costruire centrali a biomasse, piccole o grandi che siano, nel nostro territorio vuol dire pregiudicare fortemente lo sviluppo turistico basato su aria pulita e natura incontaminata, oltre che su storia, cultura e tradizioni; quindi pregiudicare l'unico vero possibile motore per rilanciare l'economia dei nostri Paesi ed evitarne la morte per spopolamento. Dovremmo invece andare in tutt'altra direzione, dovremmo diventare un'eccellenza per quantità di energia prodotta da sole e vento, per quantità di raccolta differenziata, per salubrità della nostra aria e dei nostri prodotti eno-gastronomici. Questa a mio avviso è la strada per rilanciare il nostro territorio, ma soprattutto, per proteggere un bel posto e far si che ci si possa vivere bene!

Apprezzabile questa iniziativa del CAST che sulla vicenda, almeno fino ad oggi, era stato inspiegabilmente in silenzio. Colpa forse della campagna elettorale e di una sovrapposizione di ruoli di un precedente componente.
Encomiabile quindi che il CAST si faccia promotore di un'iniziativa che possa aprire un tavolo di discussione fra i vari comuni per darsi una regolamentazione unica sul tema delle biomasse. Monghidoro sembra già a buon punto per una base di confronto e siamo certi che Loiano non si opporrà, in quanto già in campagna elettorale alcuni componenti di spicco dell'attuale maggioranza se ne sono dimostrati pubblicamente favorevoli.
Aggiungo anche che ci piacerebbe vedere la stessa energia che viene dedicata a questo tema, per parlare anche della riduzione delle emissioni e del risparmio energetico. Come avevamo già evidenziato in campagna elettorale, nel Patto dei Sindaci questi due aspetti risultano percentualmente più importanti rispetto al tema della creazione di nuova energia. Per il nostro comune si potrebbe iniziare da subito mettendo mano al riscaldamento della palestra. Attendiamo a questo punto la risposta dei Sindaci .
Danilo Zappaterra
Movimento 5 Stelle

Cast non era rimasto inerte, semplicemente non era uscito pubblicamente sul tema. Non sono cose semplici da affrontare, vanno studiate e approfondite, occorre discuterne internamente e rapportarsi agli altri comitati e ai comuni. Inoltre c'è stato un rinnovo nelle cariche associative abbastanza laborioso. C. Albini

Grazie al Presidente Albini per la precisazione. Mi scuso con lui e con il CAST perché evidentemente il mio commento non era sufficientemente chiaro. Non ho parlato di inerzia ma di silenzio motivato da quanto ben riportato dal Dott. Albini. Il CAST sia oggi che in passato, non è mai stato inerte sulle questioni importanti che vedevano coinvolti i nostri Comuni. Questa ultima iniziativa relativa alle biomasse ne è un'ulteriore conferma. Danilo Zappaterra

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