Meteorologia montanara
Per i nostri nonni il lavoro dei campi era strettamente legato al clima e la natura decideva e stabiliva i tempi dell’agricoltura contadina. Il sole, la pioggia e il vento decidevano la semina, la mietitura, la trebbiatura e ogni altra attività connessa col lavoro dei campi. Allora come oggi era indispensabile conoscere per tempo le evoluzioni climatiche con la differenza che oggi è sufficiente accendere la televisione ed è possibile sapere con largo anticipo anche il tempo della prossima settimana.
Per i contadini l’unico strumento , oltre alle quotidiane conversazioni, era codificare i segni del tempo, crearne dei proverbi e tramandarli di padre in figlio . Ogni vallata del nostro Appennino aveva la sua busa o bus dla iacma, una conca fra ovest e sud-ovest nella cerchia dei monti circostanti, da dove si attendeva il bello e il cattivo tempo. Per inciso, la iacma viene tradotta come “della Giacoma”; e deriva dal fatto che attraverso quella conca i nostri montanari scalcavano l’Appennino per recarsi in pellegrinaggio al Santuario di San Giacomo di Compostela situato , appunto, a occidente.
Quindi , se la sera, la busa era carica di nubi, sicuramente il giorno dopo sarebbe piovuto. La meteorologia ufficiale lo conferma: il ciclone e l’anticiclone delle Azzorre provengono da lì.
Per questa ragione una serie di proverbi prendono spunto da lì:
A San Benedetto, che a occidente ha Vergato:
quent e piòv vers Vergà ciapa i bò e porti a cà. Quent e piòv vers Rumagna ciapa i bò e va in campagna. Quando piove verso Vergato prendi i buoi e portali a casa . Quando piove verso Romagna prendi i buoi e va in campagna.
A Monghidoro, che oltre la conca ha Montepiano, in Toscana:
Quent e piòv vers Montpièn lasa la zapa e ciapa e gabèn .Quent e piòv vers Luièn ciapa la zapa a lasa e gaben. Quando piove verso Montepiano lascia la zappa e prendi il gabbano. Quando piove verso Loiano prendi la zappa e lascia il gabbano.
A Monzuno, dove il sole cala dietro Monte Venere:
Quent al ven a Mont Finèr ciapa i bò e mandi a bèr. Quent al ven in Rumagna ciapa i bò e va in campagna. Quando (le nuvole) vanno a Monte Venere prendi i buoi e mandali a bere . Quando vanno in Romagna prendi i buoi e va in campagna.
Altri coglievano i segni del cielo:
Quent e ziel e fa lèna e piòv un dè dla stmèna. Quando il cielo fa la lana piove un giorno della settimana. In pratica è il “cielo a pecorelle” del corrispettivo proverbio italiano.
Aria rossa o c’la soppia o c’la pèssa. Atmosfera (non cielo) rossastra e quindi umida: vento o pioggia
fonte: nelle Valli Bolognesi di Adriano Simoncini / Appennino Slow
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