Venerdì, 22. November 2024 - 8:15

Story

Sangue e idrocarburi (Zappolino, Libia)

di Wolf Bukowsky tratto dal sito Osservatorio Walden

Da una conversazione di Wu Ming 2 con Guccini e Loriano Macchiavelli:

«Quando sono andato a stare a Montombraro», aggiunge Macchiavelli, «c’era un’anziana che era la memoria del borgo. Ci raccontava storie che davano un senso ai luoghi. Non c’entra la nostalgia o il culto del tempo andato: solo se ricordi puoi difendere un territorio, perché sai cosa significa. Nel 1325, a Zappolino, dove inizia la salita per Montombraro, ci fu una grande battaglia tra modenesi e bolognesi. Gli storici dicono che fu la più cruenta e sanguinosa di tutto il Medioevo, e il luogo si chiama ancora Prato dei morti, ma adesso ci stanno costruendo tre villaggi: con la banca, con il supermercato, e hanno potuto farlo perché nessuno ne sa più nulla».

Mica poco, ma non finisce lì: Macchiavelli è ottimista sulla sorte di Zappolino. Se il suo Prato dei morti perde la memoria perché sopraffatto dal cemento, lo stesso suo nome – Zappolino - racconta oggi  una storia di sfruttamento del territorio. Sfruttamento ai fini del prelievo di sangue per il nostro insostenibile “modello di sviluppo” - ovviamente gli idrocarburi.

Questa nuova storia di Zappolino inizia 681 anni dopo la battaglia, con la delimitazione di un'area di indagine per la ricerca di idrocarburi. Nella fattispecie 448 kilometri quadrati tra la provincia di Modena e quella di Bologna. Il processo autorizzativo inizia nel 2006 e si conclude nel 2010 – nella disattenzione di tutti, istituzioni comprese e compresi anche noi cittadini che adesso stiamo facendo casino per permessi analoghi, richiesti da altra azienda, per le aree “Fiume Reno”, “Fiume Secchia” e “Fiume Panaro”.

Va da sé che all'indagine e alle prove di produzione seguirà - se fossero individuate “trappole strutturali” ricche di idrocarburi – la coltivazione del giacimento (insomma l'estrazione del gas), con tutto il disastro ambientale che si porta dietro (inquinamento falde, infrastrutture, traffico, gasdotti, prodotti lubrificanti che inquinano il terreno etc).

Quell'area di 448  kilometri quadrati inizia nell'Appennino verso il modenese, poi Sasso Marconi, Calderara e si protende a oriente fino... grosso modo fino a San Paolo al Ravone – sì, avete capito bene: Via Andrea Costa, Bologna. Metticaso che sotto il Dallara ci sia un po' di gas da estrarre.

Cosa c'entra Zappolino?

Zappolino fa parte dell'area, questo l'avrete intuito. Ma la cosa buffa, strana, inquietante è questa: dovendo ai sensi di legge essere assegnato un nome convenzionale al permesso di ricerca è stato scelto (dall'Azienda? Dal Ministero? Non so) il nome di Zappolino. Su 448 kilometri quadrati zeppi zeppi di abitati, densissimi di toponimi, si è scelto proprio Zappolino.

Qualche malizioso dice che sia stato scelto perché così gli abitanti di grossi paesi - o di Bologna - inclusi nell'area non ci avrebbero fatto caso, non avrebbero immaginato che la questione li riguardasse e non si sarebbero opposti.

Ma forse   qualche ironico prospettore voleva invece ricordarci il legame strettissimo tra sangue e idrocarburi:

dove si è sparso sangue di migliaia di fanti per le mire espansionistiche dei potenti di allora, oggi si cerca il sangue della nostra società – petrolio o gas.

E anche: dove c'è petrolio e gas siamo ancora pronti a spargere (umanitariamente e democraticamente) altro sangue. Sempre che sia fuori dai confini nazionali, come in Libia.

Preterintenzionalmente o in piena coscienza quel toponimo torna.

E il suo ripresentarsi ci dice che non sappiamo rinunciare né alla guerra contro gli umani, né a quella contro il pianeta che li (ci) ospita.

Un po' dati su quel permesso di ricerca qui; le zone interessate sono mappate dal ministero qui

WB

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data pubblicazione: 
Mercoledì, 22. June 2011 - 7:31
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Commenti

Prima o poi finira' questa dipendenza dagli idrocarburi! Usiamo le fonti di energia rinnovabili che hanno un minimo impatto sull'ambiente! SVEGLIA!

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